Torna indietro

Alimentazione e psiche: un disturbo psicosomatico?

alimentazione-e-psiche.jpg

Alimentazione e psiche e disturbo psicosomatico sono argomenti oggetto di studio della ricerca biomedica d’avanguardia

Alcune alterazioni psichiche e comportamentali (ma non solo), pare siano in certi casi provocate da sostanze chimiche o da alimenti.
Si è scoperto infatti che oltre a sviluppare disturbi cronici comuni e conosciuti come ipertensione, ulcere, coliti, cattiva digestione, dermatiti, cefalee… e via dicendo,  un certo tipo di alimentazione – specie se unita all’inquinamento atmosferico – può aumentare il rischio di sviluppare  situazioni psichiche ed emotive incerte.

Negli USA la D.ssa D.J Rapp per esempio, pediatra di grande esperienza  che ebbi la fortuna di conoscere qualche anno fa, cura bambini iperattivi e con altre sindromi simili, proprio a partire da una corretta alimentazione, evitando di riempirli di psicofarmaci. Questo è un campo di studi  parallelo alla Ecologia Clinica, settore della medicina che studia gli effetti delle sostanze inquinanti sul nostro organismo: quelle che respiriamo, tocchiamo e mangiamo.
Ma c’è anche un altro filone di grande interesse che lega alimentazione e psiche: il fenomeno delle intolleranze alimentari infatti, viene troppo spesso scambiato per un generico disturbo psicosomatico non ben diagnosticato.

Per un medico, un biologo nutrizionista o uno psicologo, districarsi fra le cause fisiche da quelle psicosomatiche non è certamente un lavoro facile, ma le numerose reazioni positive di pazienti trattati con diete a esclusione, in caso di reazioni avverse agli alimenti,  sono la prova inconfutabile che il cibo sia coinvolto in qualche modo in aree più vaste di quella strettamente legata alle semplici allergie.

Ma allora, cosa vuol dire disturbo psicosomatico?
Psicosomatico deriva dal greco (psyche: anima e soma: corpo) e indica ogni caso in cui la mente agisce in maniera lesiva sul corpo influendo sul sistema nervoso autonomo, il quale regola le funzioni non controllate dalla coscienza (digestione, respirazione, sudorazione, circolazione sanguigna…). Praticamente si sposta una sofferenza psichica su qualche organo del corpo.

Troppo spesso però problemi che correlano “alimentazione e psiche“, come emicrania, diarrea o colite vengono spesso etichettati come disturbo psicosomatico, in realtà sono i primi segnali di potenziali sensibilità al cibo, i cui sintomi si sovrappongono in molti casi a quelli della psicosomatica classica.
Fra le varie cause di tanti malesseri esiste probabilmente un intreccio, ma se con la sola dieta a esclusione spariscono situazioni quali mal di testa, diarrea, asma o certe reazioni comportamentali, non si può ignorare l’evidenza.

Esistono certi alimenti che influiscono sugli ormoni dello stress, come l’adrenalina per esempio e che, in un soggetto sovraccarico di stimoli e troppo sollecitato, possono aumentare il suo stato di disagio psicofisico, agendo subito a livello delle ghiandole surrenali, cardiocircolatorio e del metabolismo degli zuccheri.

Pare che lo stress quando è cronico, possa influire peggiorando la sensibilità di un soggetto a un determinato alimento: è provato che un miglioramento delle condizioni di vita quotidiana e psicoemotiva, influisca positivamente sulla guarigione dai sintomi secondari a un’intolleranza alimentare.
“Dottoressa, quando sono in ferie, posso mangiare quello che voglio e non mi succede niente!” Questa frase, me la sento dire spesso, da persone che riportano una qualche intolleranza al cibo.

Chi fa il mio lavoro sa che stanchezza cronica, variazioni improvvise di umore, insonnia, tensione, disorientamento, irritabilità e nervosismo, aggressività, perdita di memoria e incapacità di concentrazione, sono tutte situazioni migliorabili anche con l’alimentazione. Ne consegue che in questi casi ogni singolo sintomo non è un disturbo psicosomatico,

 
Lun - Sab 9.00 - 19.00