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Dietologo a Verona: i pregiudizi sulle Intolleranze Alimentari

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Parlando recentemente con un collega, dietologo a Verona, mi sono ritrovata a concordare alcune limitazioni culturali che riguardano le intolleranze alimentari. I Pregiudizi sulle intolleranze alimentari dipendono in gran parte dal fatto che si crede che tutto quanto assunto da una dieta equilibrata, non possa far male.

Parlando recentemente con un collega, dietologo a Verona, mi sono ritrovata a concordare alcune limitazioni culturali che riguardano le intolleranze alimentari. I Pregiudizi sulle intolleranze alimentari  dipendono in gran parte dal fatto che si crede che tutto quanto assunto da una dieta equilibrata, non possa far male.
Eppure i nostri alimenti non derivano da un progetto per il consumo umano, ma da piante e animali selvatici che sono stati addomesticati. Essere “onnivori” è una caratteristica che rende molto, ma nello stesso tempo espone ad alti rischi, in quanto l’onnivoro difficilmente si adatta alle tossine specifiche di un singolo cibo. Gli erbivori invece, durante l’evoluzione, si sono maggiormente adattati alle sostanze chimiche presenti nei vegetali.
Gli uomini primitivi probabilmente si alimentavano come fanno i topi tutt’ora: quando trovavano un nuovo cibo lo assaggiavano a piccole dosi, poi aspettavano un paio di giorni per vedere se succedeva qualcosa, prima di considerarlo tranquillamente commestibile: improponibile ai giorni nostri.
La fine del nomadismo fu contrassegnato dalle prime tecniche agricole: la raccolta di erbe selvatiche ove queste crescevano abbondanti e lo stoccaggio dei semi che, oltre a costituire cibo, iniziarono anche a essere piantati.
In medio Oriente oltre 10.000 anni fa le forme più primitive di orzo e grano fecero la loro comparsa come varietà addomesticate, mentre due, tremila anni dopo apparvero in America centrale il mais, in estremo oriente il riso e più tardi in Africa il sorgo e il miglio. Con il tempo questo cibo, assunto in precedenza sporadicamente, divenne l’alimentazione base e con esso anche tutta una serie di sostanze biochimiche alle quali l’Homo sapiens non era abituato.
E così pure, sullo stesso argomento affrontato con il dietologo,  parlando a un convegno, sempre un medico allergologo a Verona, ho confermato quanto già sapevo, vale a dire che molte piante non erano state programmate all’origine a diventare cibo per l’uomo e avrebbero in sé alcuni meccanismi di difesa: specifiche molecole per lo più proteine, ma non solo.
La selezione naturale lavora lentamente, è lecito pensare “che i problemi secondari dovuti all’introduzione di un nuovo cibo persistano per qualche migliaio di anni”. E’ la stessa tesi che  sostiene l’allergologo J.Brostoff,.   Sarà vero?






 
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