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NUTRIZIONE SPORTIVA IN MONTAGNA
Oggi inizio una nuova rubrica dal titolo “nutrizione sportiva in montagna”, con la quale valuteremo le principali fasi dell’adattamento all’altitudine e le relative necessità nutrizionali. Prima di affrontare la specifica alimentazione sportiva in quota, è necessario però conoscere cosa comportano le variazioni di atmosfera.
La performance in quota, dipende dagli effetti combinati di alcuni fattori: pressione parziale dell’ossigeno (O2) e conseguente risposta dei muscoli e l'acclimatazione (adattamento alla quota), che può influenzare il trasporto di O2, nonché l’equilibrio acido-base.
Se c’è una situazione nella quale non si possono fare considerazioni puramente generiche sulla risposta individuale, è proprio questa: essa infatti dipende da alcune variabili, quali: cambiamenti progressivi di quota o allenamenti in quota fissa; variabilità individuale rispetto alla riduzione o carenza di O2, (si parla di "ipossia") e grado di acclimatazione (capacità personale di adattamento).
Il personale grado di adattamento all’altitudine, non è solo legato allo stato muscolare e ai processi di muscolazione individuale (correlata al binomio muscolazione e dieta), dipende anche molto dalla capacità respiratoria di ciascuno di noi (misurata con un valore: la VO2 max).
Gli studi specifici dimostrano che la VO2max si riduce mediamente intorno al 7,7% ogni 1000m di salita dal livello del mare, questo a causa del fatto che più si sale e più l’atmosfera è rarefatta, quindi si incamera progressivamente meno ossigeno.
Vedremo cosa comporterà riguardo al consumo di nutrienti e al loro reintegro.
Già a quote di 580m è visibile una riduzione di VO2max: l’andamento è più o meno lineare: intendo dire che non esiste una specifica “soglia fissa di altitudine”, cioè oltre la quale la capacità respiratoria si riduce. Essa procede per gradi, in quanto la pressione atmosferica semplicemente diminuisce all’aumentare dell’altezza.
Sembra una cosa banale detta così, ma in realtà è molto importante, soprattutto riguardo al metabolismo del glucosio (zucchero di eccellenza per la liberazione dell’energia) e di conseguenza delle proteine muscolari. Il tutto è strettamente collegato alla loro eventuale demolizione per integrare l' energia mancante. Vedremo perché e in che misura questo influisce sui meccanismi di muscolazione.
A livello del mare la PO2 (pressione ossigeno) è di 150mmHg, man mano che si sale essa diminuisce: a 3000m è già arrivata a 107mmHg.
Cosa comporta a livello organico una simile riduzione di pressione atmosferica? Può essere utile una specifica nutrizione sportiva in montagna? Come dovrò comportarmi e come devo mangiare, se per esempio faccio trekking e cammino in montagna per ore e giorni o se pratico sport invernali?
Una simile riduzione di pressione atmosferica si riflette ovviamente a livello dei polmoni, dove si scatenano una serie di processi di adattamento, accompagnati anche ad altrettante modificazioni funzionali su cuore, sangue e sistema muscolo-scheletrico: adattamenti chiamati appunto “acclimatazione”.
Ecco perché esiste una specifica nutrizione sportiva in montagna, per favorire l'acclimatazione individuale, in ogni situazione dove le condizioni fisiologiche cambiano continuamente, man mano che si sale o si scende di quota.
Inutile dire che è fondamentale partire con una corposa colazione e mantenere uno stato costante di idratazione, anche per favorire la perdita di sali minerali.
La nuova rubrica continuerà con i prossimi articoli, entrando più nello specifico sul metabolismo e sul fabbisogno dei singoli nutrienti.
A tutti gli amici del CAI e appassionati di montagna e trekking, un augurio di buon divertimento!